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Sardegna - Migliaia in piazza con la Consulta Rivoluzionaria

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Migliaia di persone sono da questa mattina, 7 novembre, a Cagliari, davanti al Consiglio regionale su convocazione della Consulta rivoluzionaria. Chi era quest’estate al Campo di Assisi ricorderà che Felice Floris spiegò cosa fosse la Consulta : un’alleanza popolare, orizzontale e indipendente che punta a raccogliere tutti gli strati sociali massacrati dalla crisi economica e sociale.


Rivoluzionaria perché non cerca inciuci coi ceti politici asserviti al grande capitalismo. Un blocco che organizza e mobilita, sotto la spinta del Movimento Pastori Sardi, studenti, disoccupati, agricoltori, indipendentisti, artigiani, operai, commercianti, i comitati anti-Equitalia. La manifestazione chiede le dimissioni dell’intera classe politica sarda.

Felice Floris: che cos’è la Consulta Rivoluzionaria Sarda :

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=svo-0HfYogI#!

In tanti sono arrivati con i pullman dal Sulcis, una delle province più povere d’Italia e territorio simbolo della crisi che colpisce un’intera regione. Davanti al Palazzo di via Roma, sono stati appesi 14 cappi che ricordano i vari «colpevoli» della crisi: non solo la Regione e il Governo Monti, ma anche Equitalia, Inps, Agenzia Entrate, le banche. Sul palco allestito per ospitare i vari interventi dei leader della protesta, invece, capeggia la scritta «SOVRANITA’: alimentare, fiscale, energetica, ambientale». Tante le bandiere sarde con i quattro mori.

Alla protesta hanno aderito numerosi movimenti, compresa l’Associazione 5 stelle Cagliari, aderente all’M5S di Grillo, e la Confederazione sindacale sarda che ha proclamato per oggi uno sciopero generale. Tutti i leader della protesta hanno ribadito stamane che la Consulta rivoluzionaria non è un nuovo movimento politico, ma «un blocco sociale che presenterà una proposta programmatica ai cittadini per mandare a casa l’attuale classe politica».

Imponente lo schieramento delle forze dell’ordine, mentre tutto l’edificio che ospita l’assemblea sarda è circondato da doppie barriere di protezione. Via Roma lato portici chiusa al traffico sino alla mezzanotte e sin dalle prime ore del mattino si sono creati incolonnamenti di auto nelle vie limitrofe.

Si susseguono sul palco gli interventi dei rappresentanti delle varie sigle che hanno aderito alla Consulta rivoluzionaria e manifestano stamane davanti al palazzo del Consiglio regionale, a Cagliari, pressoché vuoto, personale a parte.

Nel corso della mattinata, per il caldo e la tensione, il compagno Felice Floris, ha avuto un malore ed è stato assistito dai medici dell’ambulanza del 118 sul posto.

Ci auguriamo che quello di Felice sia solo un malore momentaneo e che possa riprendere immediatamente il suo posto di di lotta.

Qui le immagini della manifestazione :

http://video.gelocal.it/ilpiccolo/cronaca/consulta-rivoluzionaria-migliaia-in-piazza-a-cagliari/4127/4131


Sul presidio antifascista di Macerata - UN'OCCASIONE MANCATA

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Il 13 ottobre i fascisti di forza nuova, usando un drammatico fatto di cronaca avvenuto qualche tempo prima in provincia, indicono un corteo contro gli immigrati nel centro di Macerata. Le carogne fasciste infatti prendono a pretesto il barbaro omicidio di due anziani coniugi a Montelupone da parte un macedone, per mettere su una campagna diffamatoria e razzista contro gli immigrati, fatta di slogan triti e ritriti contro di essi, usando il termine sicurezza, come parola d’ordine. Una sicurezza che per i forzanovisti viene minacciata dagli immigrati, principali autori, secondo la propaganda fascista, di spaccio, ruberie varie, fino ad arrivare a drammatici avvenimenti come l’omicidio di Montelupone. Anche un ingenuo capirebbe però che la nostra sicurezzaè messa costantemente in pericolo dallo spaccio di false notizie che lo Stato c’impone, dalle ruberie di cui le banche e tutti gli enti si rendono protagoniste nei nostri confronti, dai drammatici fatti di cronaca testimoniati dalle morti causate dal lavoro e dalle sue conseguenze, e dalle morti a cui vengono indotte le persone che non riescono a vivere o che sono rinchiuse. Anche un ingenuo capirebbe che il ragazzo macedone resosi responsabile di quell’omicidio è un macellaio tanto quanto lo è un Salvatore Parolisi o il militare che a L’Aquila stava per ammazzare una ragazza dopo averla stuprata. Anche un ingenuo noterebbe che gli ultimi due sono italianissimi e per di più militari, simbolo dello Stato che rappresentano.

Anche un ingenuo lo capirebbe.

Non certo un fascista però! Utile servitore di questo sistema che fa dell’insicurezza propinata alla popolazione, il mezzo per poterla dominare. E questo discorso lo sa fin troppo bene lo Stato, che dei fascisti necessita per fare il “lavoro sporco” e per propagandare la guerra tra i poveri e contro il diverso. Una propaganda che, da un punto di vista governativo, è solamente più viscida, malcelata, falsamente indiretta.

Ma si sa, il mondo non è fatto solo d’ingenui, ma anche da tutta una serie di loschi personaggi che, per i diversi tornaconti personali o per impostazioni ideologiche, mettono in pratica le più efferate nefandezze. Bene, il corteo fascista di forza nuova a Macerata, rientrava tra queste: tra le nefandezze che contribuiscono a rovinarci la vita e, per questo, da combattere con ogni mezzo. 

Così avviene che il corteo indetto una settimana prima venga bloccato, checché ne dicano trionfalisticamente le locali ed autorevoli organizzazioni antifasciste, dalla questura a cui non andava proprio a genio un presidio antifascista fissato a metà percorso del corteo di forza nuova.

Tutto rimandato di una settimana quindi.

Per il 13 ottobre dunque sono fissati i due presidi: a forza nuova viene cambiata collocazione, fissando un mini corteo dall’altra parte della città, agli antifascisti viene confermato un presidio lì dove era stato stabilito una settimana prima, con tanto di corteo, richiesto dall’Anpi, fino ad una piazza del centro storico, pur sempre lontano dal luogo di partenza e di arrivo del corteo di forza nuova. Al ritrovo fascista, verranno poi a dirci, erano presenti non più di una cinquantina di rifiuti umani, mentre al presidio antifascista la situazione è ben diversa: con oltre duecento persone presenti già due ore prima dell’appuntamento annunciato. L’atmosfera è pacata, ma determinata, anche se qualcuno, più d’uno, aveva messo in conto l’esito della manifestazione, considerando i partecipanti e gli artefici del presidio.

Ma andiamo con ordine.

Come detto ci ritroviamo in oltre duecento al presidio antifascista ben due ore prima della partenza del corteo e, quel che già sembra strano, è il fatto che non ci si muova, visto che vi erano le possibilità, verso le carogne fasciste. Sta di fatto che si aspetta per un bel po’, fino a quando qualcuno, uno, dice di partire. Quell’uno scopriremo poi non essere uno qualsiasi, ma uno che sapeva quel che si stava facendo e con lui lo sapevano gran parte di quelli che già avevano deciso il da farsi. Tant’è. Ci si muove in oltre cento cinquanta, con uno sparuto gruppo dell’Anpi che tentava di dissuadere le persone dall’accodarsi a quel corteo. Vengono percorse delle strette vie del centro storico, rese per una volta vive da canti di lotta e cori antifascisti. La determinazione sembra esserci tutta ed in men che non si dica, ci si ritrova nella piazza in cui il corteo fascista sarebbe dovuto arrivare, sbarrata da due furgoni della celere a chiudere l’ingresso della piazza e gli sbirri dietro ad essi. L’incertezza regna, come se a mancare fosse quella scintilla che fa partire lo scontro o che illumina un’alternativa per aggirare l’ostacolo. Questo manca. Qualcuno prende il megafono e si inizia a delineare, per chi non è dell’ambiente, l’andazzo che la situazione sta prendendo: si parla con gli sbirri, gli si dice di farsi da parte, gli si dice che quelli da bloccare stanno dall’altra parte, che il nemico per le forze dell’ordine non sono coloro arrivati fino a quel punto.

Ma come?

Si chiede a gli sbirri di farsi da parte! Di farci passare!

Perché mai dovrebbero farci passare? Perché mai dovrebbero farsi da parte?

Ora ritorna il discorso dell’ingenuo di prima, ma , anche qui, c’è chi ingenuo non è, e queste cose le diceva perché aveva in mente già un disegno. Ma, ritornando al nostro amico ingenuo, anch’egli capirebbe che gli sbirri sono i servitori dello Stato, dello stesso Stato che ha bisogno di sbirri così come ha bisogno di fascisti, che usa i primi come usa i secondi. Anche un ingenuo capirebbe che sbirri e fascisti sono una diversa faccia dello stesso problema da combattere. Anche un ingenuo capirebbe che laddove vi è sopraffazione vi sono apparati tesi a mantenerla ed a salvaguardarla; vi sono, in altre parole, soldati, in divisa ed in abiti civili, pagati per questo compito.

Tanto per capirci, e questo addirittura ce lo dice anche un ingenuo, ed è sessant’anni che ce lo dice: la polizia non solo difende i fascisti; ma difendendo essi, difende se stessa, il concetto della sua esistenza, e difende lo Stato che, delle guardie, ne determina l’esistenza.

Ma anche qui, non ci sono solo gli ingenui…

Al megafono, infatti, viene detto alle persone di avvicinarsi alle transenne dello sbarramento della polizia.

Per fare cosa? Per farsi menare?

Sta di fatto che, al primo scuotimento delle transenne, partono un paio di cariche degli sbirri, rese ancor più spettacolari dall’accensioni di diversi fumogeni da parte di alcuni manifestanti. La situazione andrà poi stabilizzandosi, non prima di aver visto quell’uno che aveva detto a tutti di partire, bloccare chi si voleva scagliare o voleva scagliare qualcosa contro le forze dell’ordine. Ma diciamo meglio: la situazione andrà poi incanalandosi verso la direzione che qualcuno aveva stabilito ancor prima della manifestazione. Per farla breve: una delegazione dei dimostranti andrà a parlare con il responsabile dell’ordine pubblico, barattando il presidio antifascista con il blocco del corteo di forza nuova. In linea di massima questo avviene: al corteo fascista non viene permesso di entrare in piazza e di percorrere il viale su cui si sarebbe dovuto svolgere, ne percorreranno solo qualche decina di metri, ed il presidio antifascista verrà sciolto per bocca degli organizzatori che, annunciando la vittoria, diranno ai presenti di confluire nel presidio dell’Anpi.

A fine giornata l’amaro in bocca è veramente tanto e l’amarezza si percepisce in molti discorsi fatti con le persone presenti in totale disaccordo con l’operato degli organizzatori. E sì, perché alla fine si percepisce che la dinamica della giornata era in qualche modo già scritta, ed era scritta nel modo in cui l’abbiamo raccontata. Un modo che pensavamo superato, o, per meglio dire, seppellito dai nefasti del G8 di Genova, ma che nelle Marche ancora viene praticato. Una modalità che, dello spettacolo fa la sua ragion d’essere, e della simulazione dello scontro un simulacro che dovrebbe rappresentare la conflittualità sociale. A conferma di ciò, i svariati video pubblicati con noncuranza sulla rete, a voler testimoniare la propria combattività e la propria vittoria. Ciò anche a scapito di persone che con questo spettacolo non hanno e non vogliono avere nulla a che fare, i cui volti sono stati messi in bella mostra nei video. Video, tra l’altro, utili esclusivamente  per i “curiosi” e per gli inquisitori. Quindi, oltre a ruolo di pacificatori, questi personaggi, hanno contribuito di certo anche al ruolo di inquisitori.

È proprio vero che non c’è mai un limite allo schifo!

Ma ritorniamo per un attimo al concetto di combattività e vittoria da loro espresse in quella giornata, e cerchiamo di capire cosa cela.

Se si fosse voluti essere combattivi, non si sarebbe pensato, una volta trovata la strada sbarrata, a passare da un’altra parte?

Se si fosse voluti essere combattivi, non si sarebbe risposto a tono, vista anche la consistenza numerica del corteo, alle cariche dell’esiguo numero di sbirri?

E ancora: se si fosse vinto, non si sarebbe arrivati a contatto con i fascisti e li si avrebbe cacciati dalla strada?

Tali domande retoriche non sottintendono scontate risposte positive per dimostrare chi è il più duro o il più antifascista. Tali domande ci servono per arrivare al nocciolo della questione: sono queste le vittorie? È questa la combattività? È questo il conflitto sociale? Anche tali domande hanno risposte scontate, perché ci si rende conto che le pratiche portate avanti nel presidio antifascista di Macerata, disconoscono termini come opposizione, autonomia della lotta, conflitto sociale. E qualora li nominano, lo fanno per usarli per i loro scopi, indossando un abito svuotato del contenuto. Ma oltre che i termini, ne disconoscono la sostanza e ciò contribuisce ad un appiattimento attorno a certe pratiche, che non favorisce lo svilupparsi qualitativo, oltre che quantitativo, di reali situazioni di scontro ed emancipazione. E lo diciamo, non certo per arroganza, quanto per quella sensazione che in molti ci hanno comunicato durante il presidio, di sapere in anticipo come sarebbero andate le cose.

Ma è proprio da questo scoramento per tali pratiche, espresso da molti, che parte una crepa la quale può rompere il continuo ripetersi dello spettacolo. È proprio tale insofferenza abbastanza diffusa che fa percepire il presidio di Macerata come un’occasionemancata. È proprio questa partecipazione, per molti versi inespressa, che diversifica la situazione di quella giornata, da quella ben più mortifica e mortifera di un paio di settimane prima a Pescara, in cui, un corteo di forza nuova, ha trovato il nulla come opposizione. Perché, diciamocelo chiaro, è sempre meglio un’occasione mancata come quella di Macerata, che una mancanza di occasioni come a Pescara. Ma fortuna - o sfortuna – vuole che in queste situazioni simili occasioni si ripropongano e spetta a noi fare in modo che non siano più occasioni mancate.

 

qualcuno e qualcun'altro


CaseMatte festeggia 3 anni di occupazione!

Riflessioni sul No Monti Day

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1. Una prima considerazione che viene da fare a caldo, dopo il corteo di sabato, è senz’altro data dall’analisi della composizione della piazza. Comunisti di ogni tipo, partitini e sindacati, venivano osservati come fossero alieni da centinaia di persone che erano scese in piazza con l’unica intenzione di dimostrare che effettivamente c’è un’opposizione sociale in questo paese al governo Monti. Chi però era sceso in piazza con questa intenzione, non ha potuto far altro che limitarsi ad osservare dal marciapiede sfilare il corteo: non era una piazza inclusiva. Seppure la piattaforma che lanciava il corteo era molto ampia e neutra (forse troppo!) e permetteva a chiunque di declinarla nella maniera che più gli apparteneva, partecipare al corteo risultava difficile per chiunque non si fosse portato una bandiera rossa o anche due da casa.. Nonostante questo, è innegabile che la data era ben calata: c’è voglia di mobilitarsi, di mandare a casa tutta questa classe dirigente.

2. Altra annotazione è quanto valore possa avere qui ed ora soffermarsi nel dire ‘No Monti’, slogan che risulta quantomeno parziale. Da una parte vediamo come il leit-motiv del premier sia ‘ce lo chiede l’europa’: lui stesso si pone quindi come uno strumento delle politiche dell’Unione Europea, deresponsabilizzandosi. In questa situazione dunque, come può lo slogan ‘no monti’ racchiudere una critica complessiva alla gestione dell’europa? D’altra parte, invece, vediamo come sia pericoloso individuare in una sola persona la propria controparte; difatti il NoBDay a cosa a portato se non al fatto che un intero paese, mentre festeggiava la caduta di Berlusconi, accettava in silenzio il commissariamento del proprio governo? Bisognerebbe dare delle indicazioni politiche, indicare una direzione.

3.Lo spezzone degli studenti è stato l’unico spezzone vivo all’interno del corteo, che ha provato a fare un passo in avanti, trovando l’assemblea conclusiva a San Giovanni quantomeno insufficiente. Si è provato quindi a cercare di osare un po’ di più, sentendo sulle proprie spalle tutta la responsabilità di interpretare il sentimento, di chi fino a quel momento, si era ritrovato ad essere solo spettatore del corteo. La gestione delle forze dell’ordine della piazza è stata forse prevedibile ma sicuramente indicativa. Non un poliziotto, finanziere o vigile urbano si è parato di fronte allo spezzone che ha raggiunto la tangenziale, mentre tutte le strade laterali sia del corteo autorizzato che del corteo improvvisato dagli studenti erano bloccate con ingenti schieramenti di forze dell’ordine. Il tentativo che è stato fatto sembra essere quello di pacificare il corteo, non reprimendolo –perché sia mai che Monti si svesta della sua maschera di tutore della democrazia!- ma piuttosto rendendolo inefficace, canalizzandolo in un percorso già praticato; non lasciando aperto nessuno spazio politico in più se non la mera difesa di ciò che già è stato conquistato. La sfida per le prossime date di mobilitazione è capire come renderle efficaci e quindi come rompere questo meccanismo.

4. Seppure siamo tornati a casa con un po’ di amaro in bocca abbiamo verificato nella composizione e nella partecipazione al corteo che ci sono ampi margini per il movimento in questo paese. A tal riguardo la suggestione che ci viene dal resto dei paesi Pigs nel mobilitarsi il 14 novembre, è senz’altro interessante. Nel nostro paese questa giornata si somma allo sciopero della Fiom del 16. Facendo tesoro dei limiti evidenziati nel NoMontiDay, cerchiamo un modo per superarli praticamente e –perché no?!- facciamolo partendo da queste non lontane giornate di mobilitazione di metà Novembre.

P.S.

Significativa, al di là del numero non enorme, la presenza organizzata dei lavoratori bancari, soprattutto del gruppo Bnl / Bnp Paribas, portati in piazza dal sindacato autonomo Unità Sindacale Falcri / Silcea.

In un corteo che aveva giustamente assunto le banche come obiettivo centrale ( e lo spezzone studentesco ne ha simbolicamente "sanzionate" parecchie ) è stato importante che vi fosse rappresentato chi in quelle banche ci lavora, in forma sempre più schiavizzata e precaria, e spesso viene invece ingiustamente accomunato, nell’immaginario collettivo, ai propri padroni.


L'Aquila: report del presidio no-monti

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NON DISPERDIAMOCI! report del presidio del 29 Ott a porta castello.

Oggi il presidio a Porta Castello è andato abbastanza bene, circa un centinaio persone di tutte le età. Presente anche una delegazione di circa 20 studenti del classico. Abbiamo deciso che restare confinati in uno spicchio di terra transennata come fanno per gli animali negli zoo  e ci siamo mossi verso la strada, con lo striscione dispiegato, di fronte all’imbocco di via Zara. Ci siamo ripresi le strade. Il cordone di polizia impediva di avanzare, ma senza provocazioni inutili. Intanto noi aumentavamo sempre più. 

Abbiamo ribadito al megafono i nostri slogan e le nostre ragioni. 

Una volta raggiunto il numero massimo di presenze, abbiamo deciso che fosse il caso di farci sentire ancora di più e abbiamo deciso di avanzare fino all’imbocco di via Zara, prontamente transennata da solerti digossini e poliziotti. Abbiamo continuato a farci sentire e a fare interventi senza risparmiare la commissione grandi rischi, Clini, Bertolaso e Gabrielli. Poco prima della fine del presidio abbiamo intravisto Cialente che usciva e gliene abbiamo dette quattro, ribadendo la sua complicità con il governo.

Prima di scioglierci, nel momento di contestazione al sindaco abbiamo deciso (e capito) che quelle transenne che ci separavano dal palazzo del “potere costituito” fossero di troppo. Le abbiamo buttate giù a calci. Una bella soddisfazione!

Oggi abbiamo tracciato una linea di demarcazione, ci siamo autoconvocati al di fuori delle chiamate istituzionali. Chi diceva (e sperava…) che saremmo stati in 10 o meno ha dovuto ricredersi. C’erano studenti medi e universitari, pensionati, alcuni attivisti dell’assemblea cittadina ed alcuni curiosi che si sono avvicinati e sono rimasti con noi. Da non scordare la presenza del prof. A. Ciccozzi, che nonostante avesse in mattinata una lezione al festival “Terre Nude” all’asilo occupato, è riuscito comunque a passare ed ha rilasciato un’importante intervista a tv1 sulla microzonazione sociale e le disparità sociali post-terremoto. 

Noi siamo i precari, i disoccupati, i lavoratori a chiamata, gli stagisti, i cassintegrati, i co.co.pro, gli studenti, gli sfruttati, ed abbiamo deciso di autorganizzarci al di fuori degli schemi imposti dalla politica classica. 

Siamo quel settore sociale vittima delle politiche di austerity e del capitale transnazionale di cui il governo è esecutore. 

E’ stato un inizio e l’abbiamo detto in piazza: non disperdiamoci.

Dopo questa mattina proviamo a vederci una prima volta domani, martedì 30, alle 18 presso l’asilo occupato (dove è in corso il festival che lo sta vivacizzando molto in questi giorni) per organizzare insieme le prossime mosse a partire dalla manifestazione di oggi.


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Ennesima tramvata per i "Marchionne de noantri" della Bnl

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InfoAut Bnl - 5 Novembre 2012

- Ennesima tramvata per i "Marchionne de noantri" della Bnl

- Reagiano alla distruttiva politica dell'Abi e delle banche

- Bentornati Randagi !

- Roma meticcia


5 Novembre 2012

 

 

Ennesima tramvata per i “Marchionne de noantri” della Bnl !!!

 

F.I., un giovane funzionario dell’Area Territoriale Lazio/Sardegna nonché dirigente sindacale della Falcri ( e prima ancora della Fiba/Cisl, area “dissidente”) fu licenziato nel 2010, accusato di aver presentato certificati medici falsi per giustificare un’assenza per malattia.

 

Il suo divenne un caso nazionale, il Direttore Risorse Umane Pandolfini, nel corso del fantasmagorico “Bnl Day” ( che costò quanto il Vap  dell’intero personale di allora ), lo presentò come vicenda emblematica di come fossero “fancazzisti” e persino “imbroglioni” i dipendenti Bnl. I toni furono così esagerati e generalizzanti che l’Amministratore Delegato Gallia ritenne di intervenire, dopo l’invettiva anti-personale di Pandolfini, per dire “ la Bnl non è però questa”.

 

Negli scorsi giorni il giovane funzionario e sindacalista è stato reintegrato dal Tribunale del Lavoro, i certificati medici erano veri ed il dibattimento ha fatto nascere il dubbio che addirittura una documentazione falsa fosse stata messa in piedi a bella posta, a mò di trappolone, per liberarsi di un lavoratore “scomodo”.

 

Del resto, come ci è già capitato di segnalare, esiste una denuncia penale , da parte di un altro collega romano, che sostiene che in un'altra causa di licenziamento Bnl abbia presentato in giudizio documentazione palesemente artefatta.

 

Che dire ?  Se ormai, anche da parte di illustri economisti, si sostiene il dato che la gestione delle banche ha spesso assunto le logiche ed i metodi della malavita organizzata, sembrerebbe che la gestione Bnl dei rapporti di lavoro  e sindacali abbia assunto anche il famoso motto brigatista “ Colpirne uno per educarne cento”.

 

E per fortuna che in Italia, nonostante le controriforme Monti/Fornero,  esiste ancora spesso una magistratura non asservita al potere !

 

Sul piano strettamente aziendale, invece,  non possiamo che porci una domanda.

 

Una gestione così fallimentare dei rapporti giuridici azienda/lavoratori ( ormai delle cause  perdute dal Legale Dru con lavoratori e lavoratrici si è veramente perso il conto ) ed anche di quelli più propriamente sindacali, non meriterebbe, come nel calcio, un cambio di schemi e soprattutto di allenatore ?

 

Se poi esistesse in Bnl anche un sindacato di degno di questo appellativo , tutto ciò realisticamente non sarebbe mai avvenuto.

 

InfoAut Bnl_Redazione

 

 

Riceviamo dal COMITATO PER IL NO AL CONTRATTO AIUTA BANCHIERI e come di consueto pubblichiamo.

 

REAGIAMO ALLA DISTRUTTIVA POLITICA DELL’ABI E DELLE BANCHE

Le gravi conseguenze sulla vita delle lavoratrici e dei lavoratori del Credito, causate dalle pesanti scelte delle banche, sono ormai evidenti a tutti.  L’ultimo CCNL, firmato in pochi giorni, imposto dall’ABI alle segreterie nazionali delle OO.SS. con il doppio ricatto, “crisi da  affrontare + occupazione giovanile da sviluppare”, sta già mostrando tutte le sue dolorose implicazioni (blocco degli automatismi, taglio delle voci  economiche per il computo del TFR, ecc..) senza il verificarsi della tanto sbandierata “nuova occupazione”.  

MPS, UNICREDIT, INTESA SANPAOLO e tutte le altre banche stanno chiudendo sportelli, esternalizzando attività, applicando nel modo più pesante e becero la flessibilità operativa (sia funzionale che geografica) e stanno mandando a casa la stragrande maggioranza dei ragazzi assunti con contratto a tempo determinato.

Ci hanno venduto un CCNL “per l’occupazione”, ci hanno propinato la “favola” del contratto per “salvare la categoria”, per far rientrare le lavorazioni appaltate.

Noi non ci siamo caduti, almeno 40.000 lavoratori bancari hanno detto  NO AL “CONTRATTO AIUTA BANCHIERI”.

 Ma le segreterie nazionali delle OO.SS. e molti altri hanno invece “voluto” crederci , anche contro le passate esperienze.  Ora la categoria sta cominciando ad assaporare le delizie di tale contratto e dell’attuale modo di gestire le aziende di credito da parte dei  banchieri.

Sappiamo bene che l’ultimo CCNL, in realtà, è stato bocciato  da più della metà dei lavoratori, ma è “in vigore” non solo per gli effetti dell’accordo dell’Ottobre 2011 (altra “perla” assurdamente accettata dai sindacati), ma anche  grazie alla indecorosa gestione dei dati provenienti dalle assemblee (a tutt’oggi non pubblicati per piazza e data), alla “distruzione” del concetto di assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori con la scelta di tutte le sigle del 1° tavolo (tranne la FISAC) di indire le assemblee per “soli iscritti” nell’ultimo mese di consultazione della categoria, con ciò dichiarando che gli altri lavoratori non hanno diritto a partecipare alle assemblee per il loro CCNL!

Che fare quindi?  Non basta aver detto NO una volta, non basta aver “diffidato” i vertici sindacali dal firmare a voce, o per mail.

Tutte le lavoratrici e i lavoratori, consapevoli della gravità del momento e della pessima gestione dei loro contratti (nazionali ed aziendali), devono partecipare alla creazione di un effettivo movimento per il radicale cambiamento della situazione.

La necessità di riformare le forme di rappresentanza politica non è diversa da quella di riformare decisamente le forme della rappresentanza sindacale, che non sono attualmente in grado di esprimere in maniera efficace la rivendicazione dei diritti dei lavoratori misurandosi con le varie controparti.

Tutti coloro che hanno promosso l’attività del “COMITATO PER IL NO AL CONTRATTO AIUTA BANCHERI”, non intendono disperdere le capacità e le esperienze accumulate nei mesi di “lotta per impedire l’approvazione del Contratto”, anzi ora più che mai, visto l’inesorabile procedere dei disastri in sede aziendale, ritengono necessario mantenere e sviluppare il coordinamento tra quanti, attivisti sindacali e non, si rifiutano di assistere passivamente all’ennesima distruzione di un settore lavorativo.

Vogliamo quindi impegnarci, come deciso nell’ultima riunione di Bologna, per continuare l’attività del Comitato, non solo finalizzata alla denuncia degli effetti perversi del CCNL, ma anche per invitare tutti a pretendere un diverso modo di fare sindacato e di rappresentare i lavoratori, questo per il semplice motivo che il primo aspetto (orribili accordi/pessimi contratti) è strettamente collegato al secondo (pessima gestione della rappresentanza sindacale).  Alle migliaia di lavoratrici e lavoratori che hanno inviato l’adesione al “Comitato per il No al Contratto aiuta Banchieri” verrà inviato un messaggio con l’invito a confermare la propria adesione, rilanciando la necessità di una maggior partecipazione attiva dei lavoratori nelle scelte che riguardano la loro vita quotidiana.

A tutti verrà riproposta la possibilità di partecipare alle prossime attività del Comitato, le quali non si fermeranno alla denuncia delle problematiche sopra ricordate, con l’obiettivo di incidere sui contenuti della contrattazione aziendale, ma stimoleranno l’adesione a particolari iniziative, come l’imminente raccolta firme sui referendum PER L’ABROGAZIONE DELLE MODIFICHE ALL’ARTICOLO  18 Legge 300/70 e per l’abrogazione dell’ARTICOLO 8 della c.d. Riforma del Lavoro Legge 92/2012.

Reagiamo alla distruttiva politica dell’ABI e delle banche, difendiamo non solo i posti di lavoro, ma anche il modo di vivere sul posto di  lavoro!   Cambiamo le rappresentanze sindacali!

Aderisci e sostieni il COMITATO PER IL NO AL CONTRATTO AIUTA BANCHIERI!

Ottobre 2012

        IL COMITATO PER IL NO

https://sites.google.com/site/noalcontrattoaiutabanchieri

 

 

Bentornati Randagi !

Un sito tutto sulle banche e sui rapporti sindacali nel mondo del credito

http://ideaazione.wordpress.com/

 

 

 

 

 

“Se il vento urla contro
io urlo contro il vento
e cambierà lo sento
che sorpresa che spavento

Bussiamo al Parlamento
con una rabbia dentro
messa in bella mostra
e adesso Roma è nostra

E come batte il cuore per Via del Corso in piena
nel fumo delle fiamme si è spezzata una catena”


“Roma meticcia”, Assalti Frontali, 2011

 



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4.000 studenti in corteo a Pescara

Tensione nel centro di Teramo fra antifascisti e Forza Nuova

Botte e coltellate, è caccia all'immigrato in Abruzzo le "ronde dei giustizieri"

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Nell'ultimo raid feriti due marocchini, sospetti sul figlio del sindaco. Le azioni punitive sono iniziate a settembre: in alcuni video la denuncia delle vittime 


SONO INSEGUITI, braccati. Spacciatori e contadini, clandestini o regolari. Ronde, coltellate, pestaggi. In un paese dell'Abruzzo sono arrivati i giustizieri della notte contro gli immigrati. È la legge fai da te a Luco dei Marsi. In prima linea la famiglia del sindaco. A meno di un'ora da Roma capitale c'è un'Italia degli schiavi sopraffatta dalle violenze e ricattata dal racket dei padroni degli orti, botte e pizzo, imboscate e un obolo di 7 o 10 mila euro per intascare un falso contratto di lavoro e ottenere un permesso di soggiorno.

VIDEOTESTIMONIANZA"Ho riconosciuto il figlio del sindaco" 1

Un inferno nascosto fra Avezzano e i confini della Ciociaria, in quella conca del Fucino che una volta era un lago e oggi è distesa di campi dove si spaccano la schiena magrebini, macedoni, rumeni, bulgari, albanesi. Lì i raid sono cominciati a fine settembre, ma dopo l'ultimo "pattugliamento" e quattro ferimenti in pochi giorni - tra le vittime anche un italiano, Ennio Tommasi, che s'intratteneva con alcuni extracomunitari - due marocchini hanno riconosciuto i loro aggressori. Uno è il figlio poliziotto del sindaco di Luco dei Marsi, l'altro sarebbe un suo nipote.

 

VIDEOTESTIMONIANZA"Io, picchiato con le spranghe" 2

Il paese ha seimila abitanti e quasi 900 immigrati, la provincia è quella dell'Aquila, patate, carote, barbabietole e un esercito di disperati che lavorano tre mesi l'anno e per il resto sopravvivono con lavoretti in nero o - alcuni, solo alcuni - vendendo coca. Troppi stranieri e troppe tensioni. A Luco dei Marsi è così cominciato a montare in quest'autunno un risentimento contro tutti gli immigrati, senza differenza fra buoni e cattivi, onesti e disonesti. E poi sono cominciate le ronde. E la caccia all'uomo.

L'altra notte - quella di venerdì - l'ultima scorribanda.

Non è ancora l'una, due agricoltori marocchini cercano un passaggio per tornare nella cascina dove dormono con altri trenta connazionali. Sono al centro del paese, si avvicinano a una tabaccheria per acquistare sigarette in un distributore automatico. Qualcuno li segue. I due vengono circondati. Uno degli immigrati riesce a fuggire, l'altro si risveglia il giorno dopo.

Racconta Almiraia Halderaha: "Mi sono venuti addosso in tre, mi hanno massacrato, ho ripreso i sensi in ospedale e non avevo più i 210 euro nel portafoglio. Il mio amico che è scappato mi ha detto che uno dei picchiatori lo conosceva: è un poliziotto di Luco". Almiraia ha presentato denuncia. E anche l'amico che è fuggito e poi è andato al commissariato di Avezzano. È Rashid El Dovhali, che ora dice: "Ho riconosciuto il figlio poliziotto del sindaco di Luco dei Marsi quella sera e poi l'ho detto ai poliziotti che mi hanno mostrato le sue foto".

C'è qualcun altro che ha visto tutto quella notte. Anche lui è un marocchino, che dalla sua casa ha assistito al pestaggio. Anche lui è pronto a testimoniare.

E c'è ancora un altro marocchino assalito il 25 settembre che ha avuto lo stesso destino di Almiraia. Si chiama Hicham Ouguandar. Ricorda: "Mi è venuto incontro un uomo dicendo: "Fermo polizia" e ha tirato fuori il tesserino. Poi sono arrivati altri tre, mi hanno messo al muro e picchiato con stanghe di ferro. Mi hanno rubato 170 euro. Uno è un poliziotto, è il figlio del sindaco di Luco". Hicham dice che di avere saputo di molti amici pestati in paese dai giustizieri delle ronde.

I drammatici racconti - quelli di venerdì scorso e quello del 25 settembre (che potete vedere integralmente sul sito di Repubblica. it) sono stati raccolti da Angelo Venti, che è il direttore del giornale online Site. it., referente regionale di Libera e soprattutto è quel cronista che per primo ha scoperto nei mesi successivi al terremoto abruzzese del 2009 le infiltrazioni mafiose negli appalti per la ricostruzione e gli imbrogli sui bagni chimici e sugli "isolatori sismici" nelle case delle new town dell'Aquila.

Sono tre testimonianze dettagliate contro Luigi Palma, figlio del sindaco di centrodestra di Luco dei Marsi Domenico Palma, un ex commissario di pubblica sicurezza. Le indagini stanno accertando anche il ruolo che avrebbe avuto nei raid un nipote del sindaco, un ragazzo di 21 anni svelto di mano e - sussurrano in paese - anche di coltello.

È una polveriera i questi giorni il paese di Luco dei Marsi. L'altra settimana i consiglieri di opposizione avevano già sollevato il caso delle scorribande razziste parlando "di squadre di aspiranti giustizieri che pensano di agire al di sopra delle leggi", Domenico Palma ha reagito parlando di "pettegolezzi e dicerie". Risponde oggi a Repubblica il sindaco di Luco: "La magistratura sta indagando, vedremo cosa accerterà".

In paese ormai non si parla d'altro. Nei prossimi giorni o nelle prossime ore a Luco dei Marsi tutto sarà più chiaro e si conosceranno i nomi di tutti i giustizieri, quelli che vanno a caccia di immigrati nelle campagne d'Abruzzo.

12 Novembre 2012

http://www.repubblica.it/cronaca/2012/11/12/news/botte_e_coltellate_caccia_all_immigrato_in_abruzzo_le_ronde_dei_giustizieri-46424041/?ref=HREC1-5

 

 


“Squadracce” a Luco dei Marsi?

Story polemica asilo e capoluogo.it: spingendo oltre legale/illegale

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Tutto inizia Martedì 30 Ottobre con questo articolo a firma A.L.  dal titolo eloquente: “Asilo Occupato si mangia a 3euro”  Sin dalle prime righe l’articolo si concentra in realtà sull’apertura del polo umanistico affianco lo stabile dell’asilo: 

Al secondo giorno di università nella nuova sede del Polo umanistico in Viale Nizza il problema del vitto per gli studenti nella cattedrale del deserto è risolto.

All’asilo infatti è in corso il festival culturale “terre nude” che vede coinvolti vari professori universitari proprio di lettere come si può vedere nel programma. Altre testate ne raccontano dettagliatamente il suo esito nel merito cosa che a ilcapoluogo.it non sembra interessare minimamente continuando sulla strada della crociata contro l’asilo.

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Nasce il Laboratorio Politico Gagarin 61

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via Mario Capuani 61,Teramo.


 

A: <<E cosa aprirete qui?>>

B: << Un Laboratorio Politico.>>

A: << E di che tipo di Politica?>>

B: << Estrema Sinistra.>>

 

LABORATORIO POLITICO GAGARIN 61

 

 

 

Laboratorio Politico? Jurij Gagarin? Teramo? Hanno riaperto il manicomio?

 

Sembrerebbe roba nuova; e invece noi, come i nonni che vivono in campagna, proponiamo vecchi rimedi a nuove problematiche.

Impegno, coscienza di classe, solidarietà, autogestione, creazione di spazi di socialità per la città. I concetti sono sempre quelli, si tratta solo di applicarli in maniera sistematica e farne uno stile di vita, non solo una corrente di pensiero.

 

Le decisioni non spettano più a noi, forse non tutti se ne sono accorti ma non contiamo più niente:

Il capo del governo non è stato eletto è stato “deciso”;

Le vecchie formazioni politiche (i partiti) si sono ridotti a oligarchie stagne con regole diverse, com'è che dicono i qualunquisti? La Casta, già;

Il lavoro non te lo puoi formare secondo le tue capacità e necessità, lo devi accogliere come manna dal cielo. Non più “ho firmato un contratto” ma “mi hanno fatto un contratto”;

L'Università. Se non sai come approcciare un* student* dì che l'Università è disorganizzata, romperai il ghiaccio.

 

E allora? Che si fa? Ti chiudi in casa e maledici a mezzo tastiera l'ingiustizia? Paraorecchie e occhiali scuri e pensi solo a te stess*? Abbassi la testa?

Vaffanculo no! Culo in strada e te la migliori la situazione, il potenziale è devastante, dobbiamo solo svegliarlo.

 

Questo è il Laboratorio Politico Gagarin 61. La Sveglia.

 

Come baschi e irlandesi rivendichiamo il diritto all'autodeterminazione, la differenza è che non lo rivendichiamo per un popolo ma per una classe socio-economica oppressa: i giovani.

LABORATORIO POLITICO GAGARIN 61

polisportiva_gagarin@libero.it

facebook: Gagarin 61 Teramo



Proiezione di "Processo per stupro"

Bnl aggiusta i conti con vendite infragruppo occultandole alla Consob

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Pare sia ufficiale che la Banca Nazionale del Lavoro abbia deciso di cedere, a distanza di un solo anno, la partecipazione Artigiansoa Spa ad un noto imprenditore Romano, tale Mario Calcagni attualmente sposato con l’attrice Bergè. La notizia potrebbe essere di poco conto visto che la Artigiansoa è una partecipazione di poco interesse e tra l’altro ben distante dall’attività bancaria di BNL.


L’operazione svoltasi circa un anno fa ha consentito a BNL (oggi gruppo BNP Paribas) di poter ripristinare un pericoloso paramentro di vigilanza prudenziale che la Banca d’Italia le aveva imposto. Praticamente la partecipazione Artigiansoa SpA, prima riconducibile all’Artigiancassa, è passata alla BNL mediante una sopravvalutazione della stessa al solo fine di riequilibrare i parametri di vigilanza. Se l’operazione in se può dirsi "scorretta" e non informata ai parametri di prudenza previsti, per altro verso la stessa reca una serie di situazioni poco chiare in quanto, pare di capire che la BNL, all’indomani dell’aggiustamento dei propri conti, abbia addirittura messo in vendita la Società Artigiansoa SpA.

Che si tratti di un’operazione poco trasparente lo si capisce dal fatto che preventivamente al passaggio di Artigiansoa da Artigiancassa a BNL, rumors del mercato in cui opera Artigiansoa riportavano notizie su una acquisizione, ormai conclusa, in favore di altro competitore nazionale del mercato SOA, che pare indentificarsi con AXSOA SpA, riconducibile indirettamente all’imprenditore Mario Calcagni, noto alle cronache rosa per la sua compagna l’attrice Raffaella Bergè.

Al fine di evitare che tale cessione potesse rilevare la assoluta mancanza di trasparenza, pare che la BNL abbia messo in piedi una sorta di gara per l’acquisizione, cui avrebbero partecipato quali competitori in prima linea Bentley Soa, CQOP Soa ed una finanziaria Omniapart che pare sia riconducibile all’Impreditore campano Francesco Cipullo ex azionista di Soagest oggi in liquidazione volontaria . Che si trattasse di una procedura poco trasparente lo rileva il fatto che, mentre per la AXSOA SpA era prevista la possibilità di acquisire il pacchetto mediante un finanziamento da parte della BNL SpA, per gli altri competitori tale opportunità non veniva assolutamente concessa. Ciò prova inequivocabilmente che BNL SpA aveva già individuato e definito il tutto grazie alla complicità dei predetti interlocutori che servivano al solo scopo di garantire una partecipazione paritetica e dunque valutare il migliore offerente.

A riprova dell’anomalia dell’operazione e della assoluta mancanza di trasparenza, si noti, sono soprattutto le ultime notizie che giungono su AXSOA che pare stia per essere acquisita da Bentley Soa e soprattutto la strana partecipazione all’operazione della Omniapart che pare di capire non abbia più alcun interesse nel mercato delle SOA.

Di certo vi è l’esecuzione di un’operazione da parte di BNL che distraendo l’attenzione è riuscita a ricucire i requisiti di vigilanza mediante un’operazione infragruppo poco trasparente oltre che figlia di una sopravvalutazione necessaria alla copertura dell’anomalia di bilancio.

10 Novembre 2012


Le fiamme di Marruvium - Politica vandalismo stupidità (a San Benedetto dei Marsi)

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Una serie di atti deprecabili va accendendo San Benedetto dei Marsi. Ci è capitato, nel recente e meno recente passato, di interrogarci su alcuni roghi di mezzi agricoli e industriali piuttosto inquietanti, non potendo il caso accanirsi, evidentemente, solo su determinate tipologie di apparecchiature e di vittime (vittime che peraltro si sono prodigate con forza per smentire di esser tali, con troppa energia per risultare convincenti).


Nondimeno, le recenti cronache locali dei giornali seri (e non lo diciamo per rifregare, questa volta) ci narrano, da alcuni mesi a questa parte, un progressivo passaggio (avvicinamento) di questo deprecabile ed infame fuoco notturno dai capannoni e dai lavaggi fuori paese verso il centro abitato. Si ricorderà, quest’estate, a metà agosto, l’incendio dello stabile ove era ospitata la Misericordiacome la replica, nella medesima via, a fine settembre, del lancio di una bottiglia incendiaria verso un’abitazione. Tutti episodi che, uniti agli attacchi ai siti (fisici) di alcune aziende, debbono far riflettere.

In questo mese di ottobre, al primo giorno di distribuzione dei contenitori per la raccolta porta a porta che sta per partire (che l’Ente Supremo ci assista) è succeduta una notte nella quale almeno due cassonetti (oltre a vario materiale sparso) sono andati distrutti dalle fiamme, in via Pagliarelle ed in via Salandra.

Pochi giorni or sono abbiamo (modestamente) espresso l’auspicio che il tema della raccolta differenziata non divenga, a San Benedetto, un tema caldo della campagna elettorale, nel senso che sarebbe disdicevole che al fine di combattere un’amministrazione si ricorresse a “boicottare” ottusamente un passaggio di civiltà che deve prescindere da ogni lite politica amministrativa paesana. Forse, collegare la distribuzione in piazza dei primi mastelli della differenziata ai due secchioni notturni in fiamme potrebbe costituire un’operazione impropria se non scorretta, e forse operando questo collegamento si rischia di conferire una prospettiva inquietante a quella che è, allo stato, una semplice ragazzata, per quanto, per i numerosi precedenti sopra richiamati, dovremmo cominciare ad escludere le ragazzate dall’analisi di tanti fatti delittuosi (poco probabile peraltro, statisticamente, siano in molti e diversi a compierli, per quanto si individuino almeno due filoni ben differenti, uno criminale-estorsivo e l’altro vandalico).

 

Le cose si complicano però, se è vero come è vero che presso il cantiere in piazza (opera pubblica di un certo impatto, voluta e realizzata dall’amministrazione che tra pochi mesi correrà per la riconferma), dal lato di via Italia, nel medesimo torno di tempo è stato appiccato il fuoco alla rete gialla di protezione e ad un bancale ospitante il porfido da posare sulla nuova passeggiata sambenedettese dietro la chiesa.

Volendo esagerare, questo ulteriore rogo potrebbe ricollegarsi al simpatico striscione rinvenuto la prima settimana di ottobre sul cantiere e che pare recasse - ché è stato immediatamente rimosso - la simpatica dicitura «via i ladri dal comune».

Proseguendo in questo - lo ammettiamo, un poco delirante - percorso, troviamo l’ormai noto volantino distribuito in occasione dei pellegrinaggi sambenedettesi a Corinaldo e a Nettuno, con gli astanti di quattro delle cinque corriere, il 14 ottobre scorso, gratificati di un testo piuttosto infelice sia nella stesura che nell’impaginazione (il pregio degli anonimi è quello che polemizzandoci gli si può dire qualsiasi cosa, non possono rispondere [pubblicamente]) e decisamente sopra le righe. Lungi da noi, in astratto, il condannare un volantinaggio, ci mancherebbe altro. Però a tutto c’è un limite. Nel tralasciare le diverse espressioni decisamente offensive e teoricamente suscettibili di denunzia in esso contenute (circostanza ben nota non solo agli estensori, che si sono ben guardati dal firmare ma pure ai distributori del foglio, che non si sono lasciati complimentare, celati dal grigio dell’alba e agevolati da una discreta velocità di distribuzione sui sedili) c’è il passaggio «LORO INGRASSANO E A NOI CI SPREMONO CON LE TASSE (VEDI IMMONDIZIA…)» che ci inquieta molto giacché, a nostro avviso, chiude e salda il cerchio di tutta questa dissidenza anonima sollevatasi contro l’amministrazione e la raccolta porta a porta dei rifiuti, ingloba il cartello sul cantiere ed il rogo notturno.

Con questo, nessuno vuole fare di tutta l’erba un fascio, o collegare fenomeni che magari troveranno origini e spiegazioni del tutto diverse e distanti, o teorizzare un cortocircuito tra politica e vandalismo. Non potendo parlare a chi appicca i fuochi, ci terremmo molto ad indirizzarci a chi fa Politica, e a dirgli, modestamente, che se si desidera salire al municipio occorre innanzitutto che si pronunzino parole chiare e nette su certi metodi, si scrivano carte firmate (come il foglio che avete in mano, suscettibile di querela per ogni cosa) e si eliminino tutti quei fattori di equivoco che potrebbero condurre a operare una ricostruzione (complottista) come quella da noi appena caoticamente sopra adombrata.

Diciamo questo, soprattutto, perché c’è un precedente che brucia (in tutti i sensi), ovvero l’incendio appiccato al recapito dello studio del candidato sindaco (poi eletto, con qualche peripezia di conto) nel corso della precedente campagna elettorale, a via Italia, il giorno 11 marzo 2008. Attentatoche solo per una serie di circostanze molto fortunate non ha causato vittime. Morti.

Per finire, sulla questione, due domande che modestamente ci permettiamo di rivolgere alle Autorità tutte, a partire dai nostri amici Carabinieri di San Benedetto dei Marsi:

- che cosa ne è stato di quelle «indagini a 360 gradi […] al comando del capitano Michele Borrelli» delle quali parlava il Centro all’epoca? Si è identificata la macchina (presumibilmente una Golf) dell’attentatore dell’11 marzo 2008?;

- come mai di tutti di questi sistematici roghi, in questi anni, poco o nulla si è scoperto in merito ai loro autori? A che punto sono le indagini?

Il Martello del Fucino - foglio impalpabile di Fontamara

 

Tratto da:

Il Martello del Fucino 2012-13  [ SCARICA IL PDF ]


ABRUZZO. Luco dei Marsi, raid contro immigrati: «è un poliziotto»

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Gli episodi si sono verificati nelle scorse settimane e la dinamica sembra essere sempre la stessa. I marocchini vengono presi alle spalle durante la notte e poi picchiati con calci e pugni ma anche spranghe di ferro. La magistratura sta indagando ma gli episodi continuano. Tra gli immigrati c’è paura. Da settimane si passavano la voce di queste spedizioni punitive, ma non tutti credevano fosse vero fino a quando non sono incappati nei picchiatori.
Il giornalista Angelo Venti, direttore di Site.it e referente abruzzese di Libera, ha raccolto le testimonianze delle vittime che hanno raccontato le aggressioni e sostengono di aver riconosciuto chi li ha picchiati. Tra loro ci sarebbe anche il figlio del primo cittadino di Luco dei Marsi, ex commissario di polizia.


Qui tutta la notizia su primadanoi

http://www.primadanoi.it/video/534898/ABRUZZO--Luco-dei-Marsi-.html


Nasce il Laboratorio Politico Gagarin 61 [1]

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Laboratorio Politico Gagarin 61. +

via Mario Capuani 61.

Teramo


 

A: <<E cosa aprirete qui?>>

B: << Un Laboratorio Politico.>>

A: << E di che tipo di Politica?>>

B: << Estrema Sinistra.>>

 

LABORATORIO POLITICO GAGARIN 61

 

 

 

Laboratorio Politico? Jurij Gagarin? Teramo? Hanno riaperto il manicomio?

 

Sembrerebbe roba nuova; e invece noi, come i nonni che vivono in campagna, proponiamo vecchi rimedi a nuove problematiche.

Impegno, coscienza di classe, solidarietà, autogestione, creazione di spazi di socialità per la città. I concetti sono sempre quelli, si tratta solo di applicarli in maniera sistematica e farne uno stile di vita, non solo una corrente di pensiero.

 

Le decisioni non spettano più a noi, forse non tutti se ne sono accorti ma non contiamo più niente:

Il capo del governo non è stato eletto è stato “deciso”;

Le vecchie formazioni politiche (i partiti) si sono ridotti a oligarchie stagne con regole diverse, com'è che dicono i qualunquisti? La Casta, già;

Il lavoro non te lo puoi formare secondo le tue capacità e necessità, lo devi accogliere come manna dal cielo. Non più “ho firmato un contratto” ma “mi hanno fatto un contratto”;

L'Università. Se non sai come approcciare un* student* dì che l'Università è disorganizzata, romperai il ghiaccio.

 

E allora? Che si fa? Ti chiudi in casa e maledici a mezzo tastiera l'ingiustizia? Paraorecchie e occhiali scuri e pensi solo a te stess*? Abbassi la testa?

Vaffanculo no! Culo in strada e te la migliori la situazione, il potenziale è devastante, dobbiamo solo svegliarlo.

 

Questo è il Laboratorio Politico Gagarin 61. La Sveglia.

 

Come baschi e irlandesi rivendichiamo il diritto all'autodeterminazione, la differenza è che non lo rivendichiamo per un popolo ma per una classe socio-economica oppressa: i giovani.

LABORATORIO POLITICO GAGARIN 61

polisportiva_gagarin@libero.it

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